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Gli alimenti che riducono il colesterolo sono più efficaci di una dieta a basso contenuto di grassi saturi


Una dieta prevalentemente vegetariana focalizzata sulla riduzione del colesterolo e sui consigli utili per attuarla in modo efficace può ridurre i livelli di colesterolo LDL più di una dieta basata solo sulla riduzione dei grassi saturi.

Una dieta ricca di cibi che abbassano il colesterolo ha prodotto una diminuzione del colesterolo LDL del 13% fino al 14% nell’arco di 6 mesi, a seconda del livello della strategia consultiva di accompagnamento, a fronte di un calo di appena il 3% per i pazienti che seguivano una dieta di controllo.

I dati hanno dimostrato il potenziale di riduzione del colesterolo di un intervento dietetico che consigli ai partecipanti di aumentare il consumo di alimenti ipocolesterolemizzanti come benefici per la salute cardiaca.
Cibi con note proprietà ipocolesterolemizzanti, quali noci, soia e orzo hanno dimostrato di essere efficaci nel ridurre il colesterolo sierico in condizioni metaboliche controllate.

Si è così deciso di valutare in uno studio se una dieta composta da questi alimenti potesse diminuire il colesterolo LDL in misura maggiore rispetto a una dieta di controllo basata sul consumo di fibre e cereali interi.

Sono stati arruolati 351 pazienti con iperlipidemia in 4 Centri in tutto il Canada, ai quali è stata assegnata una delle 3 diete studiate: un programma dietetico basato su steroli vegetali, proteine di soia, fibre viscose e noci con due sessioni di consulenza oppure sette sessioni nell'arco di sei mesi, o una dieta di controllo focalizzata sulla riduzione dei grassi saturi senza consulenza.
Ai pazienti di controllo non è stato permesso di mangiare i cibi compresi nel programma dietetico.

I 51 pazienti che stavano assumendo statine prima dello studio ne avevano interrotto l’assunzione almeno due settimane prima.
Nell’analisi intention-to-treat modificata, che ha riguardato 345 pazienti, è stata notata una significativa riduzione del colesterolo LDL solo per i soggetti in entrambi i bracci del programma di dieta: una riduzione del 13.8% per coloro che avevano ricevuto una consulenza intensiva e un calo del 13.1% per quelli con consulenza di routine ( P inferiore a 0.001 per entrambi ), a fronte di un calo non-significativo del 3% per i soggetti che avevano seguito la dieta di controllo.

Il programma dietetico ha anche migliorato il rapporto tra colesterolo totale e colesterolo HDL, diminuito dell’8.2% per la consulenza di routine e del 6.6% per la consulenza intensiva ( P inferiore a 0.001 per entrambi ).
Tali riduzioni sono risultate significativamente superiori a quelle ottenute dalla dieta di controllo, ma non sono state considerate significativamente diverse l'una dall'altra.

La dieta ipolipidica ha anche ridotto il rischio cardiaco calcolato a 10 anni del 10.8% per i pazienti con consulenza di routine e dell’11.3% per quelli con consulenza intensa, valori significativamente maggiori rispetto al calo non-significativo dello 0.5% del rischio per chi aveva seguito la dieta di controllo.
E’ stato notato che le riduzioni del colesterolo LDL erano associate all’aderenza alla dieta per i soggetti che seguivano la dieta ipolipidica ( P inferiore a 0.001 ).

Lo studio ha delle limitazioni per il fatto che l'intervento è stato complesso e gli effetti ipolipemizzanti non si possono attribuire a componenti specifici.
Inoltre, si è riscontrata una alta percentuale di abbandono totale, pari al 22.6%, anche se si tratta di un tasso di abbandono comune tra gli studi dietetici con simili livelli di intensità.

Tuttavia, una significativa riduzione di colesterolo LDL del 13% può essere ottenuta dopo solo due visite cliniche con durata delle sessioni di circa 60 e 40 minuti. ( Xagena2011 )

Fonte: Journal of American Medical Association, 2011

Cardio2011 Endo2011



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